martedì 7 marzo 2017

Golden Times: la resurrezione di Shaun Livingston


Il 26 febbraio del 2007 quando giocava per i Los Angeles Clippers, Shaun Livingston non si aspettava che di lì a poche ore il suo primo problema sarebbe stato imparare a camminare. Di nuovo. A 21 anni. 
Nativo di Peoria, Illinois, vicino a Chicago, un posto con grandi tradizioni cestistiche soprattutto a livello scolastico, Livingston era una combo-guard di grandi qualità atletiche, fisico slanciato, da giocatore, un predestinato. Nel 2004 era ancora possibile saltare direttamente dall’high school ai draft NBA. Livingston lo fece. Fu chiamato al numero 4 dei draft, dai Clippers. Era una promessa quando nel febbraio del 2007 si frantumò il ginocchio destro. No: tutta la gamba destra. Successe contro gli Charlotte Bobcats in quello che è noto come l’infortunio più brutto, spaventoso, destabilizzante nella storia del basket. Le immagini di quell’incidente sono così raccapriccianti che la ESPN mandandole in onda dovette avvisare gli spettatori di prepararsi al peggio. O cambiare canale. “La mia gamba era deformata, il dolore insopportabile. Sono stati 10-15 secondi, poi mi hanno rimesso a posto ma sono durati un’ora”, disse Livingston. I medici dovettero controllare che non ci fosse cancrena e che la gamba non dovesse essere amputata. La sua carriera NBA? Probabilmente finita.
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