8 Wilt
Chamberlain
(1 titolo,
1 MVP della Finale, 1 All-NBA, 4 All-Star Game, 17.7 ppg, 4.3 apg, 19.2 rpg)
Chamberlain
è storicamente il giocatore più difficile da collocare in qualsiasi classifica.
Analizzandone la carriera è facile considerarlo il più grande di tutti,
pensando ai numeri, i record, i 100 punti in una partita, i 50.4 punti di media
in una stagione, il dominio fisico paragonabile solo a quello esercitato da
Shaquille O’Neal, con numeri inferiori.
I detrattori gli contestano il gioco da
solista, il carattere e alla fine puntano l’indice sulle vittorie. Negli anni
d’oro, quelli dei record, ha vinto un solo titolo, nel 1967. Tutte queste
imprese statistiche, Wilt le ha collezionate tra Philadelphia e San Francisco,
prima di arrivare ai Lakers nel 1968. Quando è arrivato a Los Angeles, aveva
già imboccato il viale del tramonto. Non era più il vero Chamberlain, era
soprattutto un centro fisico, che controllava i rimbalzi. Un top-player (nel
1972 è stato lui l’MVP della Finale), ma non il dominatore d’area precedente.
Nei suoi anni ai Lakers è stato solo una volta All-NBA e molti gli
attribuiscono la responsabilità della sconfitta di gara 7 nel 1969 e nel 1970
contro un Willis Reed zoppicante a New York. E’ vero che ha giocato tre finali
in quattro stagioni, catturato 19.2 rimbalzi di media in un’era in cui però non
era inusuale come lo sarebbe oggi e giocato sempre l’All-Star Game. Questo per
dire che sarebbe sbagliato sottovalutare il suo impatto ai Lakers nelle ultime
quattro stagioni della carriera. Ma mentre trovo davvero complicato
identificare una sua posizione nella graduatoria dei più grandi di sempre, non
credo che ai Lakers possa essere considerato davanti a Baylor o Worthy
(maggiore milizia, più titoli, più finali).
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