venerdì 22 dicembre 2017

NBA Finals: l'ultima generazione dei Grandi Centri

Hakeem Olajuwon, Patrick Ewing, David Robinson e poi Shaquille O’Neal, Alonzo Mourning e Dikembe Mutombo hanno costruito l’ultima grande generazione di veri centri, dominanti, prima che il basket NBA si dirigesse verso nuovi orizzonti, perimetrali riannodando i fili con le stagioni “controllate” da Michael Jordan. Chi è stato il migliore di loro e come vanno considerati rispetto ai “predecessori”?

Bisogna partire da una constatazione: la generazione della Santa Trinità del ruolo, Olajuwon, Ewing, Robinson, è stata la prima a dover fare i conti con una reale svolta perimetrale del basket NBA. Fino all’arrivo nel 1979 di Larry Bird e Magic Johnson, il singolo ruolo decisivo era quello di centro, poi il basket si è spostato gradualmente verso il perimetro. Ma è stato Michael Jordan dopo il 1984 a portare a termine la rivoluzione. I Bulls hanno costruito la loro dinastia con centri trascurabili, figure minori come Bill Cartwright e Luc Longley. Shaquille O’Neal è stato l’ultimo centro a dominare la Lega dall’interno dell’area ma in quel momento erano già emersi Kobe Bryant e Allen Iverson. Di lì a poco sarebbero arrivati Dwyane Wade, LeBron James e non saremmo più tornati indietro. La generazione di centri successiva a Shaq è stata insignificante. Il futuro potrebbe modificare tutto una seconda volta perché stanno spuntando i centri perimetrali, multifunzionali, eccetera. Ma restiamo ai nostri, all’ultima generazione d’oro dei centri (tra i quali non includo Tim Duncan, sempre “borderline” come ruolo”).
La prima considerazione da fare: giocavano in una Lega che negli anni ’90 sulla scia dei Pistons di Chuck Daly e dei “Bad Boys” era tremendamente fisica e difensiva. In più battagliavano uno contro l’altro e non era facile. Olajuwon in Finale ha incontrato Patrick Ewing al top e Shaq all’inizio della sua storia e prima aveva già affrontato David Robinson.
Alonzo Mourning e Dikembe Mutombo vanno considerati un gradino al di sotto degli altri quattro. Mutombo non ha mai segnato più dei 16.6 punti di media della sua stagione da rookie. E’ stato forse il migliore come rimbalzista (due volte vincitore della classifica) e stoppatore (tre volte il migliore della Lega). Quattro volte è stato votato miglior difensore. Ha avuto 13 stagioni oltre i 10 rimbalzi di media. Ma solo a Philadelphia ha giocato per una squadra del primo livello. Non lo erano i Nuggets e non lo erano gli Hawks. Larry Brown lo volle ai Sixers nel 2000/01 in una squadra costruita attorno ad Allen Iverson e con pochissimo talento medio. La presenza di un protettore come lui consentì ai Sixers di arrivare in Finale ma il confronto con lo Shaquille di quel momento fu impietoso. Mutombo è stato un centro eccellente ma non una superstar.
Il caso di Alonzo Mourning è differente. Lui fa parte della generazione Shaq: arrivarono nella NBA insieme. Shaq scelto all’1 e Zo al 2 da Charlotte. Reputazione altissima per entrambi. Mourning ha giocato bene fin dall’inizio ma non è mai stato davvero paragonabile a Shaq. La sua carriera va divisa in due tronconi: la prima tra Charlotte e Miami fino a quando i reni hanno smesso di funzionare bene costringendolo ad un ritiro prematuro, poi al rientro e mille problemi. La sua è stata una grande storia umana: quando gli Heat hanno vinto il titolo nel 2006 lui era un discreto cambio per O’Neal. Alla fine ha avuto il suo anello a differenza dei mentori Ewing e Mutombo ma da riserva.
Prima che i problemi di salute scoppiassero, nel 2000, costringendolo ad un trapianto di rene e di fatto almeno tre stop significativi, Mourning era stato un centro devastante, uomo da 17.1 di media, 8.5 rimbalzi e il 52.7% dal campo. Mourning una volta è stato secondo nella classifica dell’MVP ma successe nel 1999 quando Miami venne eliminata al primo turno dalla numero 8 del tabellone, New York. Con un Patrick Ewing di 36 anni. Mourning, difensore, combattente, rimbalzista e tiratore anche dalla media, è un Hall of Famer senza discussioni, ma resta un gradino al sotto degli altri quattro.
David Robinson ha una media carriera di 21.1 punti e 10.6 rimbalzi. Ha giocato due Finali NBA e vinto due titoli, come Olajuwon. Ma occorre un distinguo perché Robinson ai tempi dei due titoli non era più il numero uno della sua squadra. Finché lo è stato, ha sempre mostrato limiti di carattere e personalità. Il primo titolo nel 1999, con Tim Duncan, l’ha vinto quando ancora rivendicava la possibilità di giocare al top. Nel 2003 era all’ultimo anno di carriera. Si era adattato ad essere una spalla di grande lusso. E’ stato una volta difensore dell’anno, un volta secondo nella classifica dell’MVP che nel 1995 ha vinto. Ma proprio nel 1995 nei playoffs è stato preso a pallate da Hakeem Olajuwon. Quella è stata la serie in cui il nigeriano ha legittimato il proprio diritto ad essere considerato il centro più forte di quella generazione.
Houston vinse quella serie 4-2. Le cifre dei due giocatori nel confronto diretto, se da un lato sono impietosamente a favore di Olajuwon, comunque non mancano di sottolineare quanto forte fosse, nonostante tutto, David Robinson (96 di “defensive rating” ovvero 96 punti concessi ogni 100 possessi con lui in campo, una cifra spettacolare nel basket moderno).

Giocatore
Ppg
Rpg
Apg
Stop.
Olajuwon
35.3
12.5
5.0
4.2
Robinson
23.8
11.3
2.7
2.2

L’anno prima di sbattere fuori Robinson nel suo anno da MVP, Oljuwon aveva battuto Patrick Ewing nella Finale del 1994. Ewing ha avuto una carriera solida, continua, con pochi sbalzi. Considerando solo gli anni di New York (quindi escludiamo le parentesi di fine carriera a Seattle e Orlando), non è mai stato tra i primi tre nella classifica dell’MVP, solo un volta è stato primo quintetto All-NBA. Ma ha avuto 22.8 punti e 10.4 rimbalzi di media, ha giocato 1049 partite in quintetto su 1049, 13 stagioni di fila oltre i 20 punti di media e di queste nove oltre i 10 rimbalzi. Nella NBA ha confermato la reputazione difensiva dei tempi di Georgetown (99 di “defensive ratings” a New York) ma ha dimostrato di essere un attaccante superbo, il miglior centro nel tiro da fuori di un’epoca in cui i centri non dovevano mai tirare da fuori. Però non posso considerarlo superiore a Oljuwon, perché non ha mai vinto un titolo NBA, ha perso due finali (nel 1999 non ha giocato per infortunio) e una l’ha persa contro Olajuwon. Nel 1994, Olajuwon è stato MVP della serie contro Ewing.

Giocatore
Ppg
Rpg
Apg
Stop.
Olajuwon
26.9
9.1
3.6
3.9
Ewing
18.9
12.4
1.7
4.3

In una Finale molto difensiva, Ewing è stato un avversario ostico e credibile. Ad esempio ha preso più rimbalzi di Olajuwon e ha stoppato più tiri. E’ stato ossessionante. Ma non ha vinto e soprattutto ha sofferto l’impatto difensivo dell’avversario più di quanto l’abbia sofferto Hakeem. Il nigeriano ha fatto il 50.3% di percentuale di tiro effettiva, Ewing si è arrestato al 36.6%. Non si sono marcati sempre, soprattutto Ewing non ha marcato sempre Olajuwon ma la realtà è questa. Olajuwon ha vinto e giocato meglio.
Ewing però è stato superiore a Robinson nel confronto diretto. Se John Starks avesse segnato la tripla della vittoria in gara 6 forse l’intera carriera di Ewing sembrerebbe differente. Forse anche questa personalissima classifica.
Dopo aver battuto Ewing nel 1994 e Robinson nel 1995, Olajuwon completò la sua “Triple Crown” nella Finale del 1995 liquidando 4-0 anche Shaquille O’Neal, allora ad Orlando. Ma ai tempi di quella Finale, Shaq aveva 23 anni. Hakeem ne aveva 30. Erano momenti diversi delle rispettive carriere. Ma le cifre raccontano una storia meno sbilanciata.

Giocatore
Ppg
Rpg
Apg
Stop.
Olajuwon
32.8
11.5
5.5
2.0
O’Neal
28.0
12.5
6.3
2.5

Olajuwon vinse la serie ma la sua percentuale effettiva in quelle quattro gare fu del 48.7% contro il 59.5% di Shaq. In altre parole, O’Neal ha sofferto Hakeem praticamente niente quando la palla l’aveva Orlando. Nei suoi anni di Houston (ha finito la carriera a Toronto), Olajuwon ha segnato 22.5 punti di media con 11.4 rimbalzi, ha giocato tre finali, ne ha vinte due, due volte è stato il miglior rimbalzista della stagione, tre volte il miglior stoppatore. Due volte è stato difensore dell’anno, una volta MVP, una volta secondo. Considero Olajuwon superiore a Ewing e Robinson in questo ordine. Ritengo Alonzo Mourning inferiore a tutti e tre come Dikembe Mutombo. Hakeem credo che debba, in una galleria di centri ogni epoca, venire dopo Bill Russell (il più vincente della storia), Kareem Abdul-Jabbar (sei titoli vinti, una carriera di 20 anni, top scorer di sempre e il tiro più famoso che sia mai stato perfezionato, il gancio cielo), Wilt Chamberlain (una macchina da numeri, la più grande combinazione di forza e atletismo che abbia mai giocato nella NBA), ma davanti a Moses Malone, terrificante a rimbalzo offensivo, Willis Reed, Robert Parish, Bill Walton (carriera cortissima, purtroppo). Senza contare ovviamente i giocatori della prima generazione, troppo diversi e onestamente mai davvero visti come George Mikan o Robert Petitt.
Tuttavia, prima di Olajuwon metterei Shaquille O’Neal, per certi versi l’ultimo dei Mohicani. Shaq ha avuto una carriera da 23.8 punti e 10.9 rimbalzi ma soprattutto un irreale 58.2% dal campo. E’ stato MVP una volta – scheletro nell’armadio dei votanti -, due volte secondo ma soprattutto ha vinto quattro titoli, giocato sei finali, tre volte ha vinto da MVP. Al top della condizione, O’Neal era la singola arma più efficace della Lega nell’arco di due e forse tre generazioni. Neppure Michael Jordan è stato così dominante. O’Neal non era un difensore e nel basket moderno sarebbe stato più facile metterlo in difficoltà abbassando il quintetto e immettendo un lungo tiratore per coinvolgerlo nel pick and pop. E’ una mossa abbastanza scontata ma con Shaq, lo Shaq del 2000/2001/2002, sarebbe stato possibile farlo esponendo al suo dominio offensivo, una sorta di Regno del Terrore? Non lo so: Shaq ha un rating offensivo di 113 punti per 100 possessi in carriera, contro i 101 del rating difensivo. Significa che ogni 100 possessi la sua squadra segnava 12 punti in più di quanti ne subisse. Detto tutto.



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