Hakeem Olajuwon, Patrick
Ewing, David Robinson e poi Shaquille O’Neal, Alonzo Mourning e Dikembe Mutombo
hanno costruito l’ultima grande generazione di veri centri, dominanti, prima
che il basket NBA si dirigesse verso nuovi orizzonti, perimetrali riannodando i
fili con le stagioni “controllate” da Michael Jordan. Chi è stato il migliore
di loro e come vanno considerati rispetto ai “predecessori”?
Bisogna partire da una
constatazione: la generazione della Santa Trinità del ruolo, Olajuwon, Ewing,
Robinson, è stata la prima a dover fare i conti con una reale svolta
perimetrale del basket NBA. Fino all’arrivo nel 1979 di Larry Bird e Magic
Johnson, il singolo ruolo decisivo era quello di centro, poi il basket si è
spostato gradualmente verso il perimetro. Ma è stato Michael Jordan dopo il
1984 a portare a termine la rivoluzione. I Bulls hanno costruito la loro
dinastia con centri trascurabili, figure minori come Bill Cartwright e Luc
Longley. Shaquille O’Neal è stato l’ultimo centro a dominare la Lega dall’interno
dell’area ma in quel momento erano già emersi Kobe Bryant e Allen Iverson. Di
lì a poco sarebbero arrivati Dwyane Wade, LeBron James e non saremmo più
tornati indietro. La generazione di centri successiva a Shaq è stata
insignificante. Il futuro potrebbe modificare tutto una seconda volta perché
stanno spuntando i centri perimetrali, multifunzionali, eccetera. Ma restiamo
ai nostri, all’ultima generazione d’oro dei centri (tra i quali non includo Tim
Duncan, sempre “borderline” come ruolo”).
La prima considerazione
da fare: giocavano in una Lega che negli anni ’90 sulla scia dei Pistons di
Chuck Daly e dei “Bad Boys” era tremendamente fisica e difensiva. In più
battagliavano uno contro l’altro e non era facile. Olajuwon in Finale ha
incontrato Patrick Ewing al top e Shaq all’inizio della sua storia e prima
aveva già affrontato David Robinson.
Alonzo Mourning e Dikembe
Mutombo vanno considerati un gradino al di sotto degli altri quattro. Mutombo
non ha mai segnato più dei 16.6 punti di media della sua stagione da rookie. E’
stato forse il migliore come rimbalzista (due volte vincitore della classifica)
e stoppatore (tre volte il migliore della Lega). Quattro volte è stato votato
miglior difensore. Ha avuto 13 stagioni oltre i 10 rimbalzi di media. Ma solo a
Philadelphia ha giocato per una squadra del primo livello. Non lo erano i
Nuggets e non lo erano gli Hawks. Larry Brown lo volle ai Sixers nel 2000/01 in
una squadra costruita attorno ad Allen Iverson e con pochissimo talento medio. La
presenza di un protettore come lui consentì ai Sixers di arrivare in Finale ma
il confronto con lo Shaquille di quel momento fu impietoso. Mutombo è stato un
centro eccellente ma non una superstar.
Il caso di Alonzo
Mourning è differente. Lui fa parte della generazione Shaq: arrivarono nella
NBA insieme. Shaq scelto all’1 e Zo al 2 da Charlotte. Reputazione altissima
per entrambi. Mourning ha giocato bene fin dall’inizio ma non è mai stato
davvero paragonabile a Shaq. La sua carriera va divisa in due tronconi: la
prima tra Charlotte e Miami fino a quando i reni hanno smesso di funzionare
bene costringendolo ad un ritiro prematuro, poi al rientro e mille problemi. La
sua è stata una grande storia umana: quando gli Heat hanno vinto il titolo nel
2006 lui era un discreto cambio per O’Neal. Alla fine ha avuto il suo anello a
differenza dei mentori Ewing e Mutombo ma da riserva.
Prima che i problemi di
salute scoppiassero, nel 2000, costringendolo ad un trapianto di rene e di
fatto almeno tre stop significativi, Mourning era stato un centro devastante,
uomo da 17.1 di media, 8.5 rimbalzi e il 52.7% dal campo. Mourning una volta è
stato secondo nella classifica dell’MVP ma successe nel 1999 quando Miami venne
eliminata al primo turno dalla numero 8 del tabellone, New York. Con un Patrick
Ewing di 36 anni. Mourning, difensore, combattente, rimbalzista e tiratore
anche dalla media, è un Hall of Famer senza discussioni, ma resta un gradino al
sotto degli altri quattro.
David Robinson ha una
media carriera di 21.1 punti e 10.6 rimbalzi. Ha giocato due Finali NBA e vinto
due titoli, come Olajuwon. Ma occorre un distinguo perché Robinson ai tempi dei
due titoli non era più il numero uno della sua squadra. Finché lo è stato, ha
sempre mostrato limiti di carattere e personalità. Il primo titolo nel 1999,
con Tim Duncan, l’ha vinto quando ancora rivendicava la possibilità di giocare
al top. Nel 2003 era all’ultimo anno di carriera. Si era adattato ad essere una
spalla di grande lusso. E’ stato una volta difensore dell’anno, un volta
secondo nella classifica dell’MVP che nel 1995 ha vinto. Ma proprio nel 1995
nei playoffs è stato preso a pallate da Hakeem Olajuwon. Quella è stata la
serie in cui il nigeriano ha legittimato il proprio diritto ad essere
considerato il centro più forte di quella generazione.
Houston vinse quella
serie 4-2. Le cifre dei due giocatori nel confronto diretto, se da un lato sono
impietosamente a favore di Olajuwon, comunque non mancano di sottolineare
quanto forte fosse, nonostante tutto, David Robinson (96 di “defensive rating”
ovvero 96 punti concessi ogni 100 possessi con lui in campo, una cifra
spettacolare nel basket moderno).
Giocatore
|
Ppg
|
Rpg
|
Apg
|
Stop.
|
Olajuwon
|
35.3
|
12.5
|
5.0
|
4.2
|
Robinson
|
23.8
|
11.3
|
2.7
|
2.2
|
L’anno prima di sbattere
fuori Robinson nel suo anno da MVP, Oljuwon aveva battuto Patrick Ewing nella
Finale del 1994. Ewing ha avuto una carriera solida, continua, con pochi
sbalzi. Considerando solo gli anni di New York (quindi escludiamo le parentesi
di fine carriera a Seattle e Orlando), non è mai stato tra i primi tre nella
classifica dell’MVP, solo un volta è stato primo quintetto All-NBA. Ma ha avuto
22.8 punti e 10.4 rimbalzi di media, ha giocato 1049 partite in quintetto su
1049, 13 stagioni di fila oltre i 20 punti di media e di queste nove oltre i 10
rimbalzi. Nella NBA ha confermato la reputazione difensiva dei tempi di
Georgetown (99 di “defensive ratings” a New York) ma ha dimostrato di essere un
attaccante superbo, il miglior centro nel tiro da fuori di un’epoca in cui i
centri non dovevano mai tirare da fuori. Però non posso considerarlo superiore
a Oljuwon, perché non ha mai vinto un titolo NBA, ha perso due finali (nel 1999
non ha giocato per infortunio) e una l’ha persa contro Olajuwon. Nel 1994,
Olajuwon è stato MVP della serie contro Ewing.
Giocatore
|
Ppg
|
Rpg
|
Apg
|
Stop.
|
Olajuwon
|
26.9
|
9.1
|
3.6
|
3.9
|
Ewing
|
18.9
|
12.4
|
1.7
|
4.3
|
In una Finale molto
difensiva, Ewing è stato un avversario ostico e credibile. Ad esempio ha preso
più rimbalzi di Olajuwon e ha stoppato più tiri. E’ stato ossessionante. Ma non
ha vinto e soprattutto ha sofferto l’impatto difensivo dell’avversario più di
quanto l’abbia sofferto Hakeem. Il nigeriano ha fatto il 50.3% di percentuale
di tiro effettiva, Ewing si è arrestato al 36.6%. Non si sono marcati sempre,
soprattutto Ewing non ha marcato sempre Olajuwon ma la realtà è questa.
Olajuwon ha vinto e giocato meglio.
Ewing però è stato
superiore a Robinson nel confronto diretto. Se John Starks avesse segnato la
tripla della vittoria in gara 6 forse l’intera carriera di Ewing sembrerebbe
differente. Forse anche questa personalissima classifica.
Dopo aver battuto Ewing
nel 1994 e Robinson nel 1995, Olajuwon completò la sua “Triple Crown” nella
Finale del 1995 liquidando 4-0 anche Shaquille O’Neal, allora ad Orlando. Ma ai
tempi di quella Finale, Shaq aveva 23 anni. Hakeem ne aveva 30. Erano momenti
diversi delle rispettive carriere. Ma le cifre raccontano una storia meno
sbilanciata.
Giocatore
|
Ppg
|
Rpg
|
Apg
|
Stop.
|
Olajuwon
|
32.8
|
11.5
|
5.5
|
2.0
|
O’Neal
|
28.0
|
12.5
|
6.3
|
2.5
|
Olajuwon vinse la serie
ma la sua percentuale effettiva in quelle quattro gare fu del 48.7% contro il
59.5% di Shaq. In altre parole, O’Neal ha sofferto Hakeem praticamente niente
quando la palla l’aveva Orlando. Nei suoi anni di Houston (ha finito la
carriera a Toronto), Olajuwon ha segnato 22.5 punti di media con 11.4 rimbalzi,
ha giocato tre finali, ne ha vinte due, due volte è stato il miglior
rimbalzista della stagione, tre volte il miglior stoppatore. Due volte è stato
difensore dell’anno, una volta MVP, una volta secondo. Considero Olajuwon
superiore a Ewing e Robinson in questo ordine. Ritengo Alonzo Mourning
inferiore a tutti e tre come Dikembe Mutombo. Hakeem credo che debba, in una
galleria di centri ogni epoca, venire dopo Bill Russell (il più vincente della
storia), Kareem Abdul-Jabbar (sei titoli vinti, una carriera di 20 anni, top
scorer di sempre e il tiro più famoso che sia mai stato perfezionato, il gancio
cielo), Wilt Chamberlain (una macchina da numeri, la più grande combinazione di
forza e atletismo che abbia mai giocato nella NBA), ma davanti a Moses Malone,
terrificante a rimbalzo offensivo, Willis Reed, Robert Parish, Bill Walton
(carriera cortissima, purtroppo). Senza contare ovviamente i giocatori della
prima generazione, troppo diversi e onestamente mai davvero visti come George
Mikan o Robert Petitt.
Tuttavia, prima di
Olajuwon metterei Shaquille O’Neal, per certi versi l’ultimo dei Mohicani. Shaq
ha avuto una carriera da 23.8 punti e 10.9 rimbalzi ma soprattutto un irreale
58.2% dal campo. E’ stato MVP una volta – scheletro nell’armadio dei votanti -,
due volte secondo ma soprattutto ha vinto quattro titoli, giocato sei finali,
tre volte ha vinto da MVP. Al top della condizione, O’Neal era la singola arma
più efficace della Lega nell’arco di due e forse tre generazioni. Neppure
Michael Jordan è stato così dominante. O’Neal non era un difensore e nel basket
moderno sarebbe stato più facile metterlo in difficoltà abbassando il quintetto
e immettendo un lungo tiratore per coinvolgerlo nel pick and pop. E’ una mossa
abbastanza scontata ma con Shaq, lo Shaq del 2000/2001/2002, sarebbe stato
possibile farlo esponendo al suo dominio offensivo, una sorta di Regno del
Terrore? Non lo so: Shaq ha un rating offensivo di 113 punti per 100 possessi
in carriera, contro i 101 del rating difensivo. Significa che ogni 100 possessi
la sua squadra segnava 12 punti in più di quanti ne subisse. Detto tutto.
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