domenica 25 febbraio 2018

La multa a Cuban: il problema del tanking non si risolve ignorandolo

Mark Cuban ha vissuto una settimana infernale: un'indagine di Sports Illustrated ha smascherato una cultura da "Animal House", come è stata etichettata negli uffici dei Dallas Mavericks, con reiterate, sgradevoli storie di molestie a sfondo sessuale per le quali ha dovuto scusarsi e licenziare persone autoaccusandosi delle mancanze del sistema di controllo. Nel frattempo aveva avuto la cattiva idea di ammettere, in un'intervista radiofonica concessa a Julius Erving, nientemeno, che la miglior opzione per i Mavs è perdere il maggior numero possibile di partite. La dichiarazione gli è costata 600.000 dollari. La più alta multa mai comminata ad un proprietario. Ritocca il mezzo milione che gli venne inflitto per aver attaccato l'allora responsabile degli arbitri Ed Rush.
Fa un certo effetto la multa, perché Cuban è stato penalizzato per aver ammesso pubblicamente ciò che è sotto gli occhi di tutti: i Mavericks stanno facendo "tanking" come altre sei o sette squadre con la differenza che di solito si fa negandolo e in questo caso Dallas lo sta facendo ammettendolo. La differenza qual è? Il "tanking" è un problema per la NBA, un problema serio perché in uno sport, in una Lega dipendente dallo "star power", fare "tanking" non è solo una scelta, quasi un dovere. A Philadelphia hanno costruita una cultura esasperando il concetto. Cuban non sarebbe un buon proprietario se non facesse quello che ha detto. Multarlo è una forma di ipocrisia. Il commissioner Adam Silver sa benissimo che il "tanking" non si combatte evitando di parlarne. E' per questo che ha varato nuove regole - non ancora in vigore - per ridurre le probabilità di vincere la Lotteria per le peggiori squadre della Lega. Ma non saranno un deterrente: renderanno solo meno efficace il sistema. Non meno popolare.
Il problema è forse irrisolvibile. In passato sono state proposte soluzioni drastiche, tipo eliminare la Lotteria e stabilire l'ordine di scelta a rotazione in modo che ogni club abbia il pick numero 1 una volta ogni 30 anni e così la chiamata numero 2 eccetera. Non ci sarebbe più alcun motivo per fare "tanking" ma - risolto un problema - se ne aprirebbe un altro, quello di non riuscire a rinforzare le squadre più deboli. Potrebbe accadere il contrario come è successo - via trade - in passato quando i Lakers poterono scegliere Magic Johnson e poi James Worthy o gli Spurs poterono prendere Tim Duncan. Inoltre si darebbe modo ai "collegiali" di marcare l'anno di uscita per finire nella squadra giusta. Stessa cosa includendo in Lotteria tutte le squadre affidandosi alla casualità.
Tutte le proposte che disincentivano il "tanking" sono osteggiate dai club dei mercati piccoli, quelli che non hanno speranza di convncere i free-agent. Oggi ci sono squadre etichettate come "free agent destinations" o meno. Se le piccole squadre non possono contare sul draft per costruire il futuro, lo sbilanciamento dei valori diventerebbe enorme.
Non c'è una soluzione ideale: per questo Silver odia che personaggi come Cuban ne parlino liberamente. Ignorare pubblicamente il problema non lo risolve, lo sa anche Silver, ma risolverlo è la parte più difficile.

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