Può essere che tra qualche anno l’infortunio occorso a
Kristaps Porzingis e i 10 mesi in cui – minimo, perché è ipotizzabile un
approccio prudente al rientro – sarà assente venga ricordato come il momento
della svolta nella storia dei Knicks. Oggi come ha detto il general manager
Scott Perry è normale avvertire solo tanto dispiacere per il ragazzo.
L’infortunio di Porzingis – la rottura del legamento
crociato anteriore – è condizionante. Le statistiche dimostrano che nessuno
rientra totalmente forte come prima, ma la scienza progredisce di anno in anno,
Porzingis ha solo 22 anni e un ritorno all’80% restituirebbe comunque ai Knicks
un All-Star e un giocatore con esperienza di gioco e da prima punta della
squadra di altissimo livello. Ovviamente se le possibilità di raggiungere i
playoff quest’anno erano poche prima dell’infortunio, ora sono probabilmente
inesistenti. Ma questo darà ai Knicks la possibilità di scegliere molto in alto
nel prossimo draft e forse anche in quello successivo (Porzingis probabilmente
rientrerà a metà stagione ma non è detto che New York non escogiti una mossa “alla
Philadelphia” e scelga la via più prudente e remunerativa ovvero fermarlo del
tutto anche nel 2018/19). Una cosa a Phil Jackson e al suo disgraziato regno
non si può imputare: a differenza dei predecessori non ha mai sacrificato le
proprie scelte per tentare il colpo. Ha sbagliato tantissimo – Joakim Noah è stato
l’errore più clamoroso – ma non ha commesso anche questo errore. I Knicks
detengono saldamente tutti i loro diritti e adesso verranno buoni.
Lo scenario ideale consiste nel selezionare due giovani star
nei prossimi due draft, sviluppare Frank Ntilikina e presentarsi sul mercato
dei free-agent del 2019 con tanto spazio salariale, giovani “sicuri” e il
rientro di Porzingis. Il mercato del 2019 offre Kawhi Leonard, Jimmy Butler e Klay
Thompson come minimo. E’ vero che in molti si stanno preparando per quel draft
ma New York è New York e Porzingis un’arma per reclutare importante. Se dalle
scelte non arrivassero stelle ma solo buoni giocatori potrebbero comunque
venire utili come pedine di scambio. Attualmente oltre il 2019 sono sotto
contratto solo Tim Hardaway jr, Courtney Lee e Joakim Noah se non verrà
rilasciato subito. In ogni caso sarebbero ambedue a scadenza. A questi vanno
aggiunti Ntilikina con contratto da rookie e le due future prime scelte.
Neppure Emmanuel Mudiay, ottenuto da Denver, è vincolato oltre quella data. I
margini di manovra sono ampi: i Knicks dipendono solo dalla qualità delle loro
scelte, da come sapranno operare sul mercato o tra i free-agent e ovviamente
dal recupero – imprescindibile – di Porzingis. Questo è l’incubo. Non l’infortunio
in sé stesso, che può essere gestito come fece San Antonio con David Robinson
(premiata da Tim Duncan via draft) o come ha fatto Philadelphia con Joel Embiid
(premiata da Ben Simmons) e poi con lo stesso Simmons (premiata… da Markelle
Fultz), quanto il dubbio atroce che la straordinaria coordinazione e mobilità
dei 221 centimetri di KP abbia nella tenuta fisica un limite. Alla fine di
questa stagione su 246 possibili presenze NBA ne avrà accumulate 186. E il
numero di partite è andato in calando: 72, poi 66 e adesso 48. Il prossimo anno
probabilmente di meno. Tutto a New York in questo ciclo nasce e finisce con un
Porzingis che definisca un’era per la franchigia e per l’intera Lega.
Non credo viceversa che influisca, l'infortunio, sulle decisioni dei Knicks nei suoi riguardi. KP è eleggibile per firmare l'estensione massima prevista dal contratto ovvero 157 milioni di dollari in cinque anni con un salario di partenza di 27 milioni. Può essere un contratto rischioso per un giocatore probabilmente fragile ma come ha fatto Philadelphia con Embiid, anche New York non avrà scelta. Può rimandare la trattativa di un anno e portarlo a diventare free-agent con restrizione aprendo 10 milioni di dollari spendibile nell'estate del 2019 ma nella sostanza per Porzingis non cambierà nulla. E' troppo bravo e troppo importante per tentennare.
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