Può sembrare un’esagerazione includere DeMar DeRozan in una
qualsiasi conversazione sull’MVP di questa stagione soprattutto considerando le
cifre nude e crude. DeRozan, che è una guardia di alto livello da almeno cinque
anni, sta segnando circa quattro punti a partita in meno dei 27.3 di una
stagione addietro (record carriera) ed è passato da 5.2 a 3.9 rimbalzi per
gara. Va anche meno spesso in lunetta (da 8.7 viaggi a 7.2) e sarebbe
limitativo attribuire questa minor produttività al minutaggio. Dwane Casey lo
impiega 34 minuti di media, contro gli oltre 35 di un anno fa, un decremento
nel complesso trascurabile.
Ma questa è la stagione in cui DeRozan ha visto la sua
credibilità come star esplodere. In parte, discorso già fatto per Damian
Lillard, non lo aiuta la milizia nei Toronto Raptors. Nella coscienza
collettiva, Toronto non è una franchigia di riferimento e il Canada non è un
territorio cestistico. Toronto come città lo è anche meno: è la capitale dell’hockey
nel Nord-America. Quando i Raptors nacquero nel 1996, il club dedicò una
sezione della sua media-guide alla spiegazione delle regole fondamentali del
basket e ai termini che sarebbe stato opportuno conoscere. Le vittorie di
Toronto, che non è mai stata la squadra migliore della Eastern Conference e non
è mai stata davvero la favorita per approdare in finale (quest’anno potrebbe
esserlo), hanno in parte cambiato questo status e attribuito a DeRozan quella
credibilità che ha faticato a ricevere.
Ma non è solo questo: le vittorie hanno aiutato DeRozan ma DeRozan
ha aiutato le vittorie. Il suo gioco si è evoluto: tira meglio (non bene, resta
uomo da 32 % scarso) da tre e questo allarga il campo per le penetrazioni e per
il gioco in post basso di Jonas Valanciunas, gioca meno da terminale e più da facilitatore.
Infatti il numero di assist ha compiuto il percorso inverso rispetto ai
rimbalzi. Da 3.9 a 5.1. DeRozan è sempre stato una guardia che finalizza. Ora
ha imparato a usare la propria pericolosità e le attenzioni difensive a favore
dei compagni.
Nelle mie valutazioni è da secondo quintetto All-NBA con
Damian Lillard e Steph Curry in un assetto virtuale con tre guardie ed è un Top
10-12 della Lega. La grande sfida di Toronto in fondo è questa: giocarsi il
titolo senza una vera superstar dominante. Ammesso che DeRozan non lo sia. (4-continua)
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