mercoledì 28 marzo 2018

MVP Review: il nuovo status di DeMar DeRozan


Può sembrare un’esagerazione includere DeMar DeRozan in una qualsiasi conversazione sull’MVP di questa stagione soprattutto considerando le cifre nude e crude. DeRozan, che è una guardia di alto livello da almeno cinque anni, sta segnando circa quattro punti a partita in meno dei 27.3 di una stagione addietro (record carriera) ed è passato da 5.2 a 3.9 rimbalzi per gara. Va anche meno spesso in lunetta (da 8.7 viaggi a 7.2) e sarebbe limitativo attribuire questa minor produttività al minutaggio. Dwane Casey lo impiega 34 minuti di media, contro gli oltre 35 di un anno fa, un decremento nel complesso trascurabile.

Ma questa è la stagione in cui DeRozan ha visto la sua credibilità come star esplodere. In parte, discorso già fatto per Damian Lillard, non lo aiuta la milizia nei Toronto Raptors. Nella coscienza collettiva, Toronto non è una franchigia di riferimento e il Canada non è un territorio cestistico. Toronto come città lo è anche meno: è la capitale dell’hockey nel Nord-America. Quando i Raptors nacquero nel 1996, il club dedicò una sezione della sua media-guide alla spiegazione delle regole fondamentali del basket e ai termini che sarebbe stato opportuno conoscere. Le vittorie di Toronto, che non è mai stata la squadra migliore della Eastern Conference e non è mai stata davvero la favorita per approdare in finale (quest’anno potrebbe esserlo), hanno in parte cambiato questo status e attribuito a DeRozan quella credibilità che ha faticato a ricevere.
Ma non è solo questo: le vittorie hanno aiutato DeRozan ma DeRozan ha aiutato le vittorie. Il suo gioco si è evoluto: tira meglio (non bene, resta uomo da 32 % scarso) da tre e questo allarga il campo per le penetrazioni e per il gioco in post basso di Jonas Valanciunas, gioca meno da terminale e più da facilitatore. Infatti il numero di assist ha compiuto il percorso inverso rispetto ai rimbalzi. Da 3.9 a 5.1. DeRozan è sempre stato una guardia che finalizza. Ora ha imparato a usare la propria pericolosità e le attenzioni difensive a favore dei compagni.
Nelle mie valutazioni è da secondo quintetto All-NBA con Damian Lillard e Steph Curry in un assetto virtuale con tre guardie ed è un Top 10-12 della Lega. La grande sfida di Toronto in fondo è questa: giocarsi il titolo senza una vera superstar dominante. Ammesso che DeRozan non lo sia. (4-continua)

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