Giannis Antetokounmpo per una porzione di stagione era stato
considerato un legittimo candidato MVP poi sono successe tante cose, ma soprattutto i Milwaukee Bucks sono scivolati
indietro nella classifica della Eastern Conference esattamente nella stagione
in cui, date le circostanze, avrebbero almeno potuto prendersi il vantaggio del
campo nel primo turno.
Giannis è un “five-tool player” come dicono nel
baseball. Da quando è entrato nella NBA grazie al suo fisico irreale e la
duttilità ha giocato effettivamente in tutti i ruoli mostrando un ventaglio di
caratteristiche totale. Sotto certi aspetti può essere anche limitativo:
Giannis è un ibrido senza ruolo. Da rookie giocava da ala piccola e qualche
volta da ala grande quando i Bucks si abbassavano. Jason Kidd aveva spiazzato
tutti dichiarandolo la point-guard della sua squadra ma poi con Malcolm Brogdon
l’anno passato e ancora di più Eric Bledose quest’anno, il suo ruolo è sempre
più diventato indecifrabile. Secondo basketball-reference il 93% del tempo
quest’anno l’ha speso da ala forte. Ovviamente non è una classica ala forte
almeno in attacco. Non è nemmeno chiaro quanto sia stato penalizzato
dall’esonero di Kidd con cui sembrava avere un rapporto molto stretto. Pare si
sia anche offerto di scongiurare il licenziamento, ma non è successo.
Tuttavia la stagione di Antetokounmpo resta non solo di
altissimo livello ma anche di crescita, tipico dei giocatori di 23 anni
arrivati nella NBA molto presto. Ha aumentato i punti, i tiri e le percentuali.
L’ultimo dato è il più significativo: aumenta la quantità ma anche la qualità
quindi l’ampliamento delle responsabilità va di pari passo con l’efficacia.
Giannis ha leggermente ridotto il numero di tiri da tre (il suo punto debole, 29.5%)
ma aumentato quelli da due. Dal campo ha il 53.2%, top in carriera, la
percentuale effettiva è del 54.6%, top in carriera, gli 8.8 tiri liberi
procurati per gara sono il top in carriera, come i 10.0 rimbalzi, i 27.3 punti.
Quest’anno ha catturato il 25% abbondante dei rimbalzi disponibili sotto il
canestro dei Bucks, una cifra altissima, probabilmente generata dall’utilizzo
da ala forte almeno nella propria metà campo. Sono diminuiti solo gli assist ma
con Bledsoe e Brogdon nella stessa squadra è chiaro che la palla in mano gli
arriva spesso in un secondo momento e con un maggior obbligo di “finire”.
E’ anche giusto dire che i Bucks come sono stati concepiti
non sono perfetti per le sue caratteristiche. Giannis è uno slasher che avrebbe
bisogno di attaccare aree non congestionate. Perché questo succeda occorrono i
tiratori. E Milwaukee non li ha. La squadra è la 27° per tiri da tre segnati e
26° per tiri da tre presi. In stagione ha eseguito circa 200 tiri da tre in
meno degli avversari diretti. L’unico vero tiratore della rotazione è Tony
Snell. Bledose, Khris Middleton, Matthew Dellavedova sono discreti tiratori ma
nessuno può davvero aprire il campo quando le difese tendono a non uscire
comunque, temendo le rappresaglie di Giannis. E’ vero che i Bucks per tre quarti
di stagione non hanno avuto il talento di Jabari Parker ma per massimizzare
Giannis è inevitabile allargare di più il campo. Dovranno tenerne conto in
futuro. Antetokounmpo è uno dei primi dieci giocatori del mondo, probabilmente anche
meglio. Essendo sotto contratto fino al 2021 il tempo per assemblare una grande
squadra accanto a lui non manca ma Milwaukee non è una free-agent destination e
dai draft non arriverà granché. Quindi il management deve trovare le pedine
giuste per valorizzarlo. (2-continua)
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