Move over Brad Stevens. Il coach emergente nella NBA non ha il look da enfant prodige (bravissimo davvero peraltro) dell'allenatore dei Celtics e nemmeno da divo di Hollywood alla Pat Riley prima maniera ma sta confezionando un'altra stagione superiore alle previsioni a Charlotte. Steve Clifford è la mossa migliore che Michael Jordan abbia mai fatto da proprietario degli Hornets.
Lo scorso anno gli Hornets approdando ai playoffs e mettendo in difficoltà Miami sembravano aver toccato l'apice del loro potenziale dovendo affrontare un'estate terribile con tutti i migliori giocatori in regime di free-agency. Unica eccezione era Kemba Walker (25.3 punti di media) vincolato per 44 milioni di dollari, che nella NBA post-2016 sono nulla. Ma anziché sfaldarsi oppure muoversi senza un senso logico sotto la direzione del general manager Rick Cho hanno puntato tutte le loro fiches su una parte di free-agent lasciando andare Jeremy Lin e Al Jefferson per pagare Nicolas Batum ovvero il loro miglior tiratore e Marvin Williams, giocatore misteriosamente moderno, ala piccola perfetto per fare il 4 in assetto small. Recuperato l'infortunato Kidd-Gilchrist hanno poi esteso Cody Zeller e aggiunto Marco Belinelli ad un roster che con Cho e Clifford è stato sempre affollato di tiratori (come anche il secondo anno Frank Kaminsky). Il risultato al momento è la squadra numero 11 per rendimento offensivo e la numero 4 per rendimento difensivo (concede 100.7 punti ogni 100 possessi). E ha - fatto inusuale per una squadra come Charlotte - una panchina altamente produttiva anche a dispetto delle gare saltate per infortunio da Jeremy Lamb e dal centro Roy Hibbert che ha spedito in quintetto da centro Zeller, ovvero un giocatore per dinamismo e tiro dalla media più tagliato per giocare da ala forte. Oggi Charlotte, a Est, è competitiva per il ruolo di terza forza con Atlanta e Boston, alle spalle di Cleveland e Toronto, le due squadre con le quali si è misurata sfavorevolmente nell’ultima settimana. Quanto a Clifford, non è un ragazzino, ha 55 anni, e ha fatto l’assistente per tutta la vita, prima a New York sotto Jeff Van Gundy che lo volle anche a Houston, poi a Orlando andò in finale con Stan Van Gundy da allenatore. Charlotte l’ha preso dai Lakers. Questa è la sua quarta stagione: ha fatto i playoffs due volte in tre anni, ha un top di 48 vittorie ma quest’anno può fare meglio in tutto.
IL RANKING
1 CLEVELAND – E’ la squadra che tira di più da tre della Lega a completamento di un percorso cominciato con l’arrivo di Tyronn Lue in panchina. Kyrie Irving è diventato un bomber affidabile, oltre il 40% dall’arco.
1 CLEVELAND – E’ la squadra che tira di più da tre della Lega a completamento di un percorso cominciato con l’arrivo di Tyronn Lue in panchina. Kyrie Irving è diventato un bomber affidabile, oltre il 40% dall’arco.
2 L.A. CLIPPERS – La miglior difesa della Lega, ha vendicato a OKC
l’unica sconfitta subita in questa stagione.
3 GOLDEN STATE – Welcome Back Stephen Curry in una settimana in cui i
Warriors hanno vinto tutte le partite giocate.
4 TORONTO – La vittoria nello scontro con Charlotte è
significativa, DeRozan segna 34.0 punti di media ma i Raptors stanno vincendo
senza Jonas Valanciunas con la loro pletora di giovani lunghi che include anche
Lucas Nogueira.
5 SAN ANTONIO – Ha perso tre gare su quattro in casa e sembra più
forte in trasferta ma ha dovuto fare i conto con gli infortuni e Danny Green
addirittura è stato mandato in D-League a recuperare.
L’ultimo prospetto di Coney Island arrivato nella NBA: “Isaiah Whitehead, una guardia esplosiva di 1.94 ha accettato di andare a Seton Hall quando Morton è stato “reclutato” come assistente allenatore. Morton a Seton Hall è durato un anno poi è tornato indietro, a riprendersi la panchina di Lincoln. Una storia stranissima e anche un po’ misteriosa. Whitehead nei draft del 2016 è stato scelto da Utah al numero 42 ma subito scambiato ai Nets”.
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