lunedì 14 novembre 2016

NBA WEEK 3/a: la superdifesa dei Los Angeles Clippers



E se fosse l’anno buono, quello in cui i Los Angeles Clippers esprimono finalmente il loro potenziale da Superteam? Dopo tre settimane, sono la miglior squadra NBA, non hanno mai perso in trasferta e la sconfitta incassata dai Thunder è stata vendicata nell’ultimo weekend.
Al momento, i dati salienti sono due: i Clippers hanno una panchina fortissima, non solo grazie a Jamal Crawford, che non comincia le partite ma le finisce tutte in un assetto che diventa “small” e comunque sta anche tirando male da tre, ma soprattutto con l’innesto di Marreese Speights, uno degli epurati di Golden State che è utilissimo potendo da “5” perimetrale al posto di DeAndre Jordan. Wesley Johnson, Austin Rivers e Raymond Felton sono gli altri uomini della rotazione. La chiave ovviamente sono gli infortuni: i Clippers hanno un conto aperto con la sfortuna ma se stanno bene hanno un quintetto irresistibilecon tre superstar, il bomber JJ Redick, lo specialista Richard Mbah-a-Moutè che difende e tira da tre nel quintetto iniziale. Il secondo dato eclatante: i Clippers hanno la miglior difesa della Lega e la seconda non esiste. Concedono circa 90 punti ogni 100 possessi. Contro Oklahoma City hanno chiuso l’area per impedire che Russell Westbrook arrivasse al ferro, per prevenire il pick-and-roll Westbrook-Adams esponendosi al tiro da tre coscientemente. Il gioco ha pagato. I Clippers sanno cosa fare e se stanno bene sono pericolosi. Una serie, con tutte le due squadre al top, Golden State e il suo attacco, i Clippers e la loro difesa sarebbe memorabile (anche se bisogna riconoscere che finora i Warriors hanno sempre dominato gli scontri diretti). Il tallone d’Achille ovviamente restano i tiri liberi di DeAndre Jordan: è ancora il peggiore di tutta la NBA e la tattica di mandarlo sistematicamente in lunetta – esteticamente orrenda – ha un senso. Billy Donovan venerdì notte l’ha fatto in cinque possessi consecutivi. La strategia continua a non essere del tutto convincente: quando i Thunder l’hanno applicata erano sotto di tre, quando hanno smesso erano sotto di otto. Hanno fermato l’attacco dei Clippers. Ma mandando in lunetta l’avversario non si va mai in contropiede, ogni attacco è contro la difesa schierata e complesso. Continuo a pensare che l’”Hack” sia più indicato nelle situazioni di protezione di un vantaggio per impedire all’avversario di segnare da tre o alzare i ritmi. In ogni caso il 39.0% dalla lunetta è un invito e un problema che i Clippers possono schivare solo usando Speights in quei momenti.



LA LEZIONE RAMBIS
I Knicks dopo aver concesso 65 punti nel solo secondo tempo ai Jazz hanno deciso di affidare la difesa a Kurt Rambis. Mossa curiosa perché Rambis aveva chiuso la stagione scorsa da capo allenatore ed era stato considerato come possibile allenatore della squadra odierna in competizione con Jeff Hornacek che adesso gli ha affidato la difesa. Rambis era il defensive coordinator dei Lakers quando vinsero i loro ultimi due titoli e avevano una delle prime 10 difese della Lega. Ma quando diventò capo di Minnesota amministrava una delle due peggiori difese della NBA. Cosa significa? Che nessun allenatore è più bravo dei giocatori che allena.


FROM “GOLDEN TIMES”
Steph Curry ha portato l’arte di tirare ad un livello sconosciuto in precedenza. Ha trasformato il gesto aleatorio di un tiro da lunga distanza in un’esecuzione costante nella precisione. E’ diventato un tiratore olimpico, di quelli che spaccano 99 piattelli su 100 e lo fanno sempre. Come ci sia riuscito può avere molteplici spiegazioni: genetica (Dell Curry è legittimamente considerabile tra i primi 25-30 tiratori della storia), tecnica (è stato corretto dallo stesso Dell), etica (ha lavorato tantissimo e ha variato il resto del repertorio). L’aspetto del lavoro è stato fondamentale: Larry Brown, che vinse da allenatore il titolo del 2004 con i Detroit Pistons, sosteneva che i giocatori NBA, tutti, migliorino il tiro nel corso degli anni perché durante la stagione c’è talmente poco tempo per allenamenti veri, di squadra, che lavorare sul tiro spesso è l’unica cosa che riescono a fare con costanza. Curry ha memorizzato nei gesti il tiro e la sua velocità di esecuzione. I progressi hanno aumentato la sua fiducia, la convinzione e l’hanno portato a lavorare infine anche sulla gittata, che è senza precedenti.



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