lunedì 10 luglio 2017

Golden Times Aggiornato: Stephen Curry



Dell Curry aveva quattro sorelle. Tutte più grandi di lui. Trovava una via di fuga quando rimaneva fuori di casa e il suo allenatore al liceo lo ospitava nella propria… stalla. E’ una storia nota. Curry veniva da Harrisonburg in Virginia e aveva il canestro nel sangue. La tecnica giusta, il gomito posizionato perfettamente a formare una elle con l’avambraccio. Il rilascio perfetto. Dell Curry era un tiratore nato ma non si accontentava di esserlo. No. Dell Curry percorreva i 15 minuti che lo separavano dalla casa in cui viveva il suo coach a Fort Defiance High School. C’era un canestro appeso nella stalla. Dell aveva il permesso di rimanere lì e tirare all’infinito. L’obiettivo di ogni giorno era segnare 500 canestri. “Ma il bello è che potevo andarci con qualunque tempo e a qualunque ora. La stalla era sempre aperta”, racconta. Talento, istinto, tecnica e lavoro. Dell Curry sarebbe diventato uno dei più grandi tiratori di tutti i tempi.

Curry fu convocato per il McDonald’s All-America Game ma era considerato troppo debole fisicamente, esile, piccolo (1.92) per avere un futuro ad alto livello. Non venne granché considerato dai college di primo piano. Fu reclutato da Virginia Tech. Per tre anni venne incluso nel primo quintetto della Metro Conference, fu giocatore dell’anno nel 1986 quando segnò 24.1 punti di media in un’epoca in cui ancora nella NCAA non esisteva il tiro da tre punti con il quale sarebbe stato un’arma letale. Prima dell’ultima gara casalinga, la sua maglia numero 30 di Virginia Tech venne ritirata. Fu qui, al college, che nacque la storia d’amore con Sonya.
Una storia perfetta: Dell era la stella degli Hokies nel basket ma d’estate giocava anche a baseball, Sonya giocava sia a basket che a pallavolo, la sua prima scelta. Erano ovviamente la coppia delle coppie nel campus di Virginia Tech.
Nonostante tutti i grandi dubbi sull’efficacia del suo gioco in una lega atletica come la NBA, Curry venne scelto nei draft del 1986 con il numero 15 da Utah. Fece un anno ai Jazz e uno a Cleveland. Steph Curry nacque allora, quando il padre giocava nell’Ohio. Sulla carta d’identità c’è scritto Akron. Come su quella di LeBron James.
Steph era il primo figlio di Dell Curry e Sonya. Ma la stabilità non faceva ancora parte della famiglia. Nel 1988 gli Charlotte Hornets entrarono nella NBA come franchigia di espansione. Dell non era stato “protetto” dai Cavaliers e gli Hornets se lo portarono a casa. Di fatto fu il loro primo giocatore. Sarebbe rimasto a Charlotte per dieci anni, fu anche nominato sesto uomo dell’anno una volta. Gli Hornets avevano Muggsy Bogues in regia, Hersey Hawkins come guardia, la coppia Larry Johnson-Alonzo Mourning sotto canestro; Eddie Johnson era l’ala tiratrice. Curry usciva dalla panchina e incendiava i canestri. Nelle sue ultime sette stagioni agli Hornets andò sempre oltre il 40% nel tiro da tre punti. Passò a Milwaukee per un anno e fece il 47.6%. In tutto giocò 15 anni nella NBA.
Sonya Adams era un ex atleta, con sangue haitiano nelle vene, ma si adattò a fare la vita della moglie e della madre con il pallino dell’educazione. Nel 1995 su Lake Norman, poco fuori Charlotte, aprì la Christian Montessori School: l’avrebbe frequentata Steph ma anche il fratello minore Seth e la figlia Sydel. Tutti allevati con principi sani: potevano giocare, praticare qualunque sport, ma non a livello competitivo fino alle scuole medie e di certo non prima di aver studiato.
Steph frequentò la Charlotte Christian High School. Fu allora che Dell notò un difetto nella sua meccanica di tiro. “Il movimento partiva dal basso e lui era piccolo… non avrebbe funzionato. Gli insegnai in un’estate a tirare da una posizione più elevata. Ci sono stati momenti di tensione perché ricostruire un tiro non è mai facile e non è immediatamente produttivo ma era la cosa giusta da fare”, dice Dell.




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