Joe Lacob aveva
rilasciato una dichiarazione che sembrava già una minaccia. Nei minuti
successivi di gara 7 aveva detto che i Golden State Warriors sarebbero stati
estremamente aggressivi sul mercato per migliorare ulteriormente la squadra,
anche sull’onda della delusione. Quella dichiarazione d’intenti, suffragata
dalla successiva firma di Kevin Durant, è stata un segnale. I Golden State
Warriors hanno raggiunto uno status che nella loro storia non avevano mai, mai,
neppure avvicinato. Sono una franchigia modello, cui nessuno dice no a priori.
Opinioni, analisi e i miei libri: il mondo del basket americano visto da me di Claudio Limardi
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sabato 9 giugno 2018
venerdì 30 marzo 2018
MVP Review: perchè Durant e Steph si ostacolano
Nel momento stesso in cui due estati fa Kevin Durant scelse
di portare il suo talento sulla Baia, istantaneamente le sue possibilità di
vincere un secondo MVP dopo quello conquistato con Oklahoma City nel 2014 si
sono ridotte. E per osmosi si sono ridotte anche quelle di Stephen Curry.
Succede sempre quando un superteam non ha un chiaro leader. A Miami era LeBron
James pur arrivando lui, da esterno, nella squadra di Dwyane Wade; ai Lakers di
inizio secolo il leader era Shaquille O’Neal e Kobe Bryant è diventato un
candidato MVP solo quando Shaq è stato ceduto a Miami; a Houston, Chris Paul è
andato a fortificare i Rockets che restano la squadra di James Harden. Durant
era il numero 1 a OKC. Probabilmente, Russell Westbrook non sarebbe mai stato
l’MVP della Lega se KD non fosse andato mai andato via. Forse.
mercoledì 5 luglio 2017
Golden Times Aggiornato: Kevin Durant
Joe Lacob aveva
rilasciato una dichiarazione che sembrava già una minaccia. Nei minuti
successivi di gara 7 aveva detto che i Golden State Warriors sarebbero stati
estremamente aggressivi sul mercato per migliorare ulteriormente la squadra,
anche sull’onda della delusione. Quella dichiarazione d’intenti, suffragata
dalla successiva firma di Kevin Durant, è stata un segnale. I Golden State Warriors
hanno raggiunto uno status che nella loro storia non avevano mai, mai, neppure
avvicinato. Sono una franchigia modello, cui nessuno dice no a priori.
venerdì 9 giugno 2017
LeBron e Durant: due mosse uguali eppure diverse
Così Kevin Durant è diventato il miglior giocatore del mondo superando in una settimana quello che sette giorni fa veniva considerato un degno sfidante di Michael Jordan come migliore di tutti i tempi. Giudizi e opinioni nella NBA cambiano davvero troppo in fretta. Era eccessivo ritenere LeBron James superiore a Jordan. Pat Riley - che con lui ha vinto due titoli a Miami da executive - l'altro giorno ha definito Magic Johnson il più grande di sempre. Sono opinioni. Appassionano perché possono durare all'infinito. Non c'è modo di arrivare ad un risultato definitivo. Ma LeBron è sicuramente uno dei più grandi della storia. Quanto al confronto con Kevin Durant oggi è ingiusto. La probabile conquista del trofeo di MVP della finale rende giustizia alla sua scelta di trasferirsi ai Warriors. La convalida. Ma se invertissimo i ruoli, LeBron starebbe vincendo il titolo con Golden State e Durant sarebbe sotto 3-0 con Cleveland. La narrativa di questa Finale sarebbe molto differente. Se Durant non fosse qui a giocare la Finale accanto a Curry, Thompson e Green oggi nessuno parlerebbe di lui - e la sua Finale resta fantastica - in questi termini come nessuno oggi parla di Westbrook, Harden e Leonard come facevamo fino a 15-30 giorni fa.
lunedì 5 giugno 2017
Nemmeno questo LeBron è abbastanza contro questi Warriors
Ci sono state serie simili a questa. È bastato cambiare arena, costa, fuso orario per ribaltare tutto. Ma il 2-0 di Golden State su Cleveland sembra diverso perché specie dopo gara 2 la sensazione è che i Cavs siano stati stritolati per manifesta inferiorità di fronte ad un avversario irresistibile. LeBron può segnare più che in gara 2 ma può giocare meglio? Kevin Love può fare meglio?
mercoledì 31 maggio 2017
Finale 2017: la sfida più scontata ma ora c'è Durant
La terza finale consecutiva tra Golden State e Cleveland dimostra che
nella NBA il concetto di equilibrio non è stato raggiunto. Semmai è il contrario. Il fatto che
nella storia non ci fosse mai stata la stessa finale per tre anni
consecutivi è significativo. In passato giocare tre anni consecutivi la
finale si è rivelato difficile, ma giocarla tutte e tre le volte contro
lo stesso avversario è sempre stato impossibile. Ma questa è l'era dei
super team. Golden State e Cleveland godono di una superiorità nei
confronti della concorrenza schiacciante. Senza l'anomala sconfitta dei
Cavaliers in gara 3 contro Boston entrambe le squadre sarebbero arrivate
all'atto conclusivo della stagione imbattute. Un altro fatto senza
precedenti. Golden State ha imitato i Los Angeles Lakers del 2001
arrivando alla Finale senza sconfitte. Quei Lakers poi vinsero la finale
facilmente 4 a 1 contro Philadelphia. I Sixers riuscirono nell'impresa
titanica di vincere gara 1 a Los Angeles ma fu una sconfitta occasionale
generata da una prova iperbolica di Allen Iverson. Dopo i Lakers
dominarono facilmente la serie.
giovedì 27 aprile 2017
Golden Times: così i Warriors hanno convinto Kevin Durant
...Cinque squadre, inclusi i
Thunder, hanno ricevuto udienza da Durant in una villa affittata per
l’occasione negli Hamptons, vicino Manhattan, sull’Oceano, un posto amato dai
newyorkesi ricchi. La decisione l’ha presa la mattina del 4 luglio,
Independence Day, con una telefonata a Bob Myers. Nella ricostruzione postuma
di quanto accaduto, si pensa che i Warriors siano stati efficaci non tanto nel
meeting (al quale si sono presentati anche quattro giocatori, Stephen Curry,
Klay Thompson, Draymond Green e Andre Iguodala che aveva legato con Durant nel
corso delle Olimpiadi di Londra nel 2012) quanto nei giorni successivi quando
hanno continuato a chiamarlo mostrando un interesse genuino.
lunedì 23 gennaio 2017
NBA WEEK 13/b: le ali della Western poche e "piccole"
La
situazione ali nella Western Conference è molto particolare. La profondità del
ruolo è relativa, nelle ali grandi addirittura inesistente. Scegliendo il mio
All-Star Team personale metterei quattro ali anziché le canoniche cinque per
tenere tre slot per la posizione di centro che viceversa a Ovest presenta
tantissime diverse opzioni. Basti pensare a DeAndre Jordan, Anthony Davis (che
può essere collocato anche come ala), LaMarcus Aldridge (lo considero un 4-5), Rudy Gobert, Karl-Anthony Towns, Marc
Gasol e Nikola Jokic. Restiamo però tra le ali.
lunedì 14 novembre 2016
NBA WEEK 3/c: il ritorno di Dwyane Wade a Miami
Ci sono storie che finiscono bene anche quando finiscono male. Dobbiamo dare credito a Dwyane Wade e ai Miami Heat. Wade avrebbe dovuto finire la carriera a South Beach. Non è stato possibile ma il suo ritorno da avversario è stato gestito bene da tutti. Soprattutto dal pubblico riconoscente. Nella NBA è molto difficile che anche una star conclamata riesca a spendere tutta la carriera con la stessa squadra. Perché succeda è necessario uno sforzo collettivo. Il giocatore dovrebbe abbreviare la carriera, chiuderla uno o due anni prima.
martedì 8 novembre 2016
NBA WEEK 2: Knicks, Ray Allen, Mutombo, Westbrook, Kemba ecc
Ritengo che i New York Knicks non saranno molto diversi da quelli delle prime partite. Possono andare a Chicago e vincere in modo convincente salvo perdere due giorni dopo in casa contro Utah (della quale ci sarebbe molto da dire). Il problema panchina – altra squadra afflitta dallo stesso difetto è Houston – è enorme.
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venerdì 7 ottobre 2016
NBA Preview: chi può vincere veramente oltre ai Warriors?
Ogni squadra viene analizzata nei dettagli fino all'ultimo
giocatore del roster, vivisezionata. Ma nella NBA la realtà è molto
semplice. Per identificare chi possa davvero vincere il titolo NBA è
sufficiente considerare le squadre che allineano uno dei primi
tre-quattro giocatori della Lega. Quasi sempre uno dei primi due. Lo
dice la storia. Guardate dal 1991 ad oggi quante volte questa regola è
stata disattesa. Al massimo tre o quattro volte forse solo una.
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