Se la condizione minima, indispensabile per definirsi un Superteam è allineare almeno tre superstar assolute allora dopo l'acquisto di Jimmy Butler, Minnesota è arrivata a buon punto. Naturalmente Golden State ha quattro superstar e tutte e quattro sono da Top 25 del momento inclusi probabilmente due dei primi cinque e tre dei primi dieci giocatori: questo al momento rende il confronto con chiunque impari. Ma Minnesota ha avanzato la candidatura come potenziale Next Superteam con un livello di talento forse superiore a quello di Philadelphia, meno asset da sfruttare in futuro ma maggiore affidabilità. Le tre baby star dei 76ers hanno giocato una media di 10.3 partite in carriera. I Wolves hanno due numeri 1 del draft che hanno già legittimato il loro status e un All-Star perenne. Più 20 milioni da spendere sul mercato e un asset spendibile o meno che è Ricky Rubio.
Opinioni, analisi e i miei libri: il mondo del basket americano visto da me di Claudio Limardi
sabato 24 giugno 2017
giovedì 22 giugno 2017
Dwight Howard: il declino suo e dei centri classici
Nel 2009 Dwight Howard era il miglior giocatore di una squadra da Finale NBA. I suoi Orlando Magic eliminarono in finale di conference i Cavaliers di LeBron James. Nel 2012 venne ceduto ai Los Angeles Lakers in un maxiscambio che coinvolse 11 giocatori. I Lakers lo consideravano l'ultimo di una catena di centri dominanti che ha costellato tutta la loro storia da George Mikan a Wilt Chamberlain, da Kareem Abdul-Jabbar a Shaquille O'Neal. Ma il Superteam dei Lakers aveva uno Steve Nash ormai improponibile ed era allenato dall'allenatore meno adatto a gestire una squadra che aveva un centro teoricamente dominante ovvero Mike D'Antoni. Un anno dopo Howard lasciò i Lakers da free-agent per andare a Houston, mossa senza precedenti. I Rockets festeggiarono la supercoppia Harden-Howard. Era il 2013. Avrebbero giocato una finale di conference. Nel 2016 i Rockets hanno lasciato che Howard se ne andasse da free-agent senza fare una piega anzi assumendo, subito prima, proprio D'Antoni. Implicitamente chiarendo di non essere più interessati a lui. Nel 2017 gli Atlanta Hawks l'hanno ceduto dopo un anno e un utilizzo superficiale nei playoffs a Charlotte.
martedì 20 giugno 2017
La sorpresa dei Celtics e il Baby Superteam dei 76ers
È stata molto sorprendente la mossa di Danny Ainge di scambiare la scelta numero 1 del draft. Nella storia è accaduto molto raramente. I Celtics ne furono già protagonisti nel 1980. Girarono di fatto Joe Barry Carroll (numero 1) a Golden State e in cambio ebbero la scelta numero 3 ovvero Kevin McHale e Robert Parish. I Sixers cedettero la scelta numero 1 a Cleveland in cambio di Roy Hinson e fu un errore catastrofico. I Cavs la usarono per Brad Daugherty. Era il 1986. Cleveland cedette Andrew Wiggins nel 2014 a Minnesota ma dopo averlo scelto. Doveva avere Kevin Love. Era un ordine che veniva dall'alto, da LeBron. Ma il caso più simile a questo si è verificato nel 1993: Orlando voleva Penny Hardaway e si rese conto che avrebbe potuto averlo anche al numero 3 così scelse all'1 Chris Webber solo per cederlo a Golden State e avere in cambio Hardaway e tre future prime scelte.
lunedì 19 giugno 2017
Tra Paul George e i Lakers c'è Cleveland
La questione Paul George va affrontata subito. In fretta. Perché potrebbe svoltare di nuovo in un'ora, un giorno o un mese. Avevo già detto dopo l'eliminazione dei Pacers che la sua cessione sarebbe stata inevitabile. George non ha alcun motivo se non quello economico per restare a Indiana. Adesso ha confermato ufficialmente che andrà via nel 2018 da free-agent. Mossa impopolare ma onesta. Di fatto ha chiesto di essere ceduto. Tutti sanno che vorrebbe andare ai Lakers. E a Indiana conviene imbastire subito una trattativa con loro. Si ripete un po' il caso Carmelo Anthony-Denver-New York. Melo aveva espresso il desiderio di giocare nei Knicks. I Knicks potevano aspettare che diventasse free-agent e prenderlo liberamente. I Nuggets coinvolsero i Nets e James Dolan, il proprietario dei Knicks, temendo di perderlo per mano dei vicini di casa, decise di scambiare subito sacrificando mezza squadra. Soprattutto Danilo Gallinari e Wilson Chandler. I Lakers devono evitare di commettere lo stesso errore.
venerdì 16 giugno 2017
Il mercato delle ali forti tra Blake Griffin e Paul Millsap
Il ruolo di ala forte è probabilmente il più intrigante in ottica free-agency dopo quello di point-men, anche se identificare le "ali forti" sta cominciando a diventare complicato. Ci sono ali forti come Taj Gibson o Zach Randolph e ci sono ali forti che potrebbero somigliarae a qualcosa di molto diverso. Danilo Gallinari va considerato un'ala forte nella NBA che stanno costruendo? E Rudy Gay che è uscito dal contratto con Sacramento? In ogni caso è il ruolo di Blake Griffin che come Chris Paul tiene in qualche modo ostaggio i Los Angeles Clippers, condannati a firmarli costi quel che costi ma senza alcun elemento per pensare che pagarli il massimo salariale - scontato - serva a raggiungere un risultato migliore della semifinale di conference fallita quest'anno.
mercoledì 14 giugno 2017
In difesa di LeBron James e delle Finali perse
Non c'è dubbio che il record vinte-perse di LeBron James nella Finale NBA, 15-27, sia penalizzante, non c'è dubbio che averne cinque su otto sia fastidioso. No: frustrante. Ma una volta ricordati questi numeri restano le dimensioni enormi del giocatore. Per chi crede nei numeri e dunque deve dare peso a certe cifre, ce ne sono altre che esaltano LeBron. Non lo penalizzano. A 32 anni ha giocato una Finale in più di Kobe Bryant (otto contro sette), due in più di Michael Jordan, una in meno di Magic Johnson. E' stato nel 2016 il primo giocatore a realizzare una tripla doppia in gara 7. Nel 2017 è stato il primo giocatore a chiudere una serie finale in tripla doppia. Kevin Durant, legittimo MVP della Finale, è stato incensato giustamente anche per la sua difesa, anche quella su LeBron, ma non gli ha impedito di segnare 32.6 punti per gara. Se confrontiamo i numeri diventa persino difficile non ammettere che forse LeBron avrebbe meritato il titolo di MVP anche se battuto (giustamente non glielo hanno dato). E' il primo realizzatore di sempre nei playoffs.
martedì 13 giugno 2017
Quale ruolo hanno questi Warriors tra le migliori squadre di sempre?
Un anno dopo aver prodotto la miglior regular season di sempre i Golden State Warriors hanno prodotto la miglior edizione dei playoffs vincendo 16 gare su 17 sulla strada del secondo titolo in tre anni. Per batterli una volta è stata necessaria una prestazione offensivamente unica, irripetibile. È chiaro che abbiano maturato il diritto di essere tenuti in considerazione nel dibattito su quale sia stata la più forte squadra della storia oppure di aver spremuto la miglior stagione di semprr o il miglior triennio. Sono considerazioni che non ci porteranno mai da nessuna parte perché non esistono risposte certe e forse nemmeno intelligenti. Ma l'argomento è sempre troppo affascinante per resistere alla tentazione.
lunedì 12 giugno 2017
La grande notte del "Flu Game" di Michael Jordan
sabato 10 giugno 2017
Cleveland ha salvato orgoglio e dignità della Finale
Cleveland ha salvato orgoglio e pregudizio di questa Finale NBA impedendo ai Warriors di diventare la prima squadra di sempre a chiudere la post-season senza sconfitte. Lo scorso anno fu la prima squadra della storia a vincere una Finale da 1-3, adesso proverà ad essere la prima di sempre a vincere una serie di playoffs da 0-3. Ma per imporsi in gara 4 ha dovuto giocare una partita irreale, forse irripetibile. Ha segnato 49 punti nel primo quarto (196 punti proiettati su un'intera gara!), 86 nel primo tempo (172 sui 48 minuti). Nel primo quarto ha sbagliato sette tiri liberi tirandone 22: è l'unico difetto di una prova offensivamente assurda. Golden State è morta nel quarto periodo in cui ha sbagliato a raffica da tre punti, anche tiri aperti. Ma fino a quando ha pensato di poter vincere - diciamo dopo i primi due o tre possessi del quarto periodo - aveva giocato una partita in attacco da Golden State. Non perfetta, anzi, ma di qualità (68 punti all'intervallo: in condizioni normali sarebbe stata avanti in doppia cifra). Sintetizzando si potrebbe dire che Cleveland, non riuscendo a fermare l'attacco dei Warriors, in particolare quell'aspetto di immarcabile efficacia e creatività portato da Kevin Durant, ha battuto Golden State giocando a chi sarebbe riuscito a segnare di più. Impensabile riuscirci quattro volte su sette (e adesso quattro volte su quattro) ma in questa partita ha funzionato. E' stato così perché per una volta alla consueta prova di Kyrie Irving e LeBron James, si sono aggiunte le prestazioni delle seconde linee e quella balistica di Kevin Love. JR Smith, Richard Jefferson sono stati eccellenti, Deron Williams almeno un paio di canestri li ha fatti, Kyle Korver è troppo poco atletico per questa serie ma ha messo anche lui un canestro da tre e finalmente Tristan Thompson ha giocato con la sua tradizionale intensità sotto canestro, a rimbalzo offensivo probabilmente l'unica area debole dei Warriors come avevano in parte dimostrato i Thunder un anno fa (ora Durant è sulla Baia ma in parte il difetto resta, anche perché Andrew Bogut era un protettore migliore di Zaza Pachulia).
venerdì 9 giugno 2017
LeBron e Durant: due mosse uguali eppure diverse
Così Kevin Durant è diventato il miglior giocatore del mondo superando in una settimana quello che sette giorni fa veniva considerato un degno sfidante di Michael Jordan come migliore di tutti i tempi. Giudizi e opinioni nella NBA cambiano davvero troppo in fretta. Era eccessivo ritenere LeBron James superiore a Jordan. Pat Riley - che con lui ha vinto due titoli a Miami da executive - l'altro giorno ha definito Magic Johnson il più grande di sempre. Sono opinioni. Appassionano perché possono durare all'infinito. Non c'è modo di arrivare ad un risultato definitivo. Ma LeBron è sicuramente uno dei più grandi della storia. Quanto al confronto con Kevin Durant oggi è ingiusto. La probabile conquista del trofeo di MVP della finale rende giustizia alla sua scelta di trasferirsi ai Warriors. La convalida. Ma se invertissimo i ruoli, LeBron starebbe vincendo il titolo con Golden State e Durant sarebbe sotto 3-0 con Cleveland. La narrativa di questa Finale sarebbe molto differente. Se Durant non fosse qui a giocare la Finale accanto a Curry, Thompson e Green oggi nessuno parlerebbe di lui - e la sua Finale resta fantastica - in questi termini come nessuno oggi parla di Westbrook, Harden e Leonard come facevamo fino a 15-30 giorni fa.
giovedì 8 giugno 2017
Quando esce LeBron non c'è storia: Warriors ingiocabili
Cleveland era avanti 31-29 nel primo quarto e - in attesa che si scatenasse anche Kyrie Irving - LeBron James stava giocando come se fosse posseduto dal demonio. Klay Thompson aveva giocato un primo periodo dei suoi, 16 punti sbagliando nulla. Che i Cavs fossero avanti in una sparatoria per loro insostenibile era già un'impresa. Poi Tyronn Lue ha fatto riposare LeBron per due minuti. Golden State ha chiuso con un 10-0 di parziale schizzando sopra di otto. Ad un livello così alto, quello dei Warriors, Cleveland non può permettersi nessun lusso. Come far riposare LeBron.
mercoledì 7 giugno 2017
30 su 30: nessuna squadra NBA cambierà allenatore!
Trovo abbastanza curioso che pochi abbiano notato un fatto a
suo modo storico sia per la NBA che per il basket e forse per qualsiasi lega
professionistica sportiva al mondo. In questa post-season probabilmente nessuna
delle 30 squadre NBA cambierà il proprio allenatore. Non credo sia mai successo
in passato. Spiegare questo fenomeno in parte casuale non è facile ma si
possono fare alcune considerazioni.
martedì 6 giugno 2017
Il Dream Team dei Warriors potrebbe costare fino a 260 milioni!
La prossima estate i Golden State Warriors firmeranno Stephen Curry e Kevin Durant per una cifra globale che nel primo anno di contratto potrebbe variare tra i 65 e i 70 milioni di dollari. I Warriors hanno forse la miglior squadra offensiva della storia e una delle migliori di sempre in assoluto con i loro quattro All-Star tutti nel pieno della carriera, ma mantenere questo roster obbligherà la proprietà di Joe Lacob a pagare cifre senza precedenti.
lunedì 5 giugno 2017
Nemmeno questo LeBron è abbastanza contro questi Warriors
Ci sono state serie simili a questa. È bastato cambiare arena, costa, fuso orario per ribaltare tutto. Ma il 2-0 di Golden State su Cleveland sembra diverso perché specie dopo gara 2 la sensazione è che i Cavs siano stati stritolati per manifesta inferiorità di fronte ad un avversario irresistibile. LeBron può segnare più che in gara 2 ma può giocare meglio? Kevin Love può fare meglio?
venerdì 2 giugno 2017
Le brutte sensazioni dopo gara 1: Golden State può dominare?
Adesso che Golden State ha vinto la tredicesima gara consecutiva di questi playoffs riservando a Cleveland lo stesso trattamento riservato in precedenza alle squadre della Western Conference, il sospetto che la trilogia di questa finale NBA si riveli un'altra galoppata trionfale dei Warriors è reale. Non così presto. Ci saranno aggiustamenti, ci saranno reazioni, si cambierà costa e tutto magari cambierà.
mercoledì 31 maggio 2017
Finale 2017: la sfida più scontata ma ora c'è Durant
La terza finale consecutiva tra Golden State e Cleveland dimostra che
nella NBA il concetto di equilibrio non è stato raggiunto. Semmai è il contrario. Il fatto che
nella storia non ci fosse mai stata la stessa finale per tre anni
consecutivi è significativo. In passato giocare tre anni consecutivi la
finale si è rivelato difficile, ma giocarla tutte e tre le volte contro
lo stesso avversario è sempre stato impossibile. Ma questa è l'era dei
super team. Golden State e Cleveland godono di una superiorità nei
confronti della concorrenza schiacciante. Senza l'anomala sconfitta dei
Cavaliers in gara 3 contro Boston entrambe le squadre sarebbero arrivate
all'atto conclusivo della stagione imbattute. Un altro fatto senza
precedenti. Golden State ha imitato i Los Angeles Lakers del 2001
arrivando alla Finale senza sconfitte. Quei Lakers poi vinsero la finale
facilmente 4 a 1 contro Philadelphia. I Sixers riuscirono nell'impresa
titanica di vincere gara 1 a Los Angeles ma fu una sconfitta occasionale
generata da una prova iperbolica di Allen Iverson. Dopo i Lakers
dominarono facilmente la serie.
martedì 30 maggio 2017
I grandi canestri della storia delle Finali NBA
La tripla con cui Ray Allen salvò il titolo di Miami nel 2013 va considerata il più grande canestro nella storia della Finale? Uno dei più grandi certamente. Senza quel canestro Miami non avrebbe vinto il titolo ma è vero che dopo quel canestro si è giocata una gara 7 che gli Heat hanno vinto. Personalmente ritengo più importante la tripla risolutiva di Kyrie Irving nell'ultima finale. È stata quella del titolo. Basta. Altri canestri decisivi in finale?
martedì 23 maggio 2017
Cosa serve a Boston per avere Russell Westbrook?
Sappiamo tutti che gli Oklahoma City Thunder cercheranno di estendere il contratto di Russell Westbrook non appena sarà possibile, a partire dal prossimo 1 luglio. Ho spiegato qui la situazione. Ogni giorno che separa i Thunder dalla deadline di febbraio 2018 li renderà più vulnerabili. È ovvio: non possono permettersi di portare Westbrook a scadenza. Perderlo in cambio di nulla come accaduto con Kevin Durant ridurrebbe la squadra in briciole obbligandola ad un tanking selvaggio. Diventerebbe insignificante per un decennio almeno. Ecco perché senza estensione i Thunder sarebbero obbligati a cedere Westbrook.
venerdì 19 maggio 2017
A proposito dei quintetti All-NBA, di Davis, Gobert e Butler
Qualche settimana addietro avevo dato i miei quintetti stagionali. Non c'è niente di scientifico in certe scelte. Ma il primo quintetto coincide alla perfezione. Per quattro quinti coincide anche il secondo e per tre quinti il terzo. La differenza è nei centri. Io ho scelto DeMarcus Cousins e Nikola Jokic. Nei quintetti ufficiali figurano Rudy Gobert e DeAndre Jordan. Vorrei dire ancora due cose.
Mercato dei point-man: Paul, Lowry, Hill e la scelta di San Antonio
Il ruolo di point-man è il più profondo, ricco di talento
nella NBA di oggi e anche probabilmente decisivo. E’ possibile elencare almeno
dieci giocatori del ruolo di livello estremo. La conseguenza è che da un lato non è concepibile costruire una squadra forte senza un interprete top del ruolo
e dall’altro la concorrenza è tremenda. Il prossimo draft tra l’altro prevede
un influsso di talento specifico irreale, senza precedenti il che crea una
situazione di imbarazzo generale. Chi è in scadenza di contratto e ha grandi aspettative
economiche deve anche aspettarsi un po’ di prudenza da parte dei club. Secondo
i “draftologi” stanno per arrivare almeno cinque fuoriclasse del ruolo, poi
magari non saranno tutti fuoriclasse ma il dato è significativo. Quindi il
mercato dei point-man è florido ma al tempo stesso complicato. Ci sono sei
giocatori in diversi momenti della carriera in scadenza di contratto e tante
situazioni intriganti. La più intrigante riguarda i San Antonio Spurs.
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