Ci sono partite che - giusto o sbagliato che sia - identificano una carriera. Nella serie Billions, c'è un passaggio nel quale Paul Giamatti dice una cosa tipo "Avevi l'emicrania come Scottie Pippen?". Sono passati quasi 30 anni, Pippen ha vinto sei titoli, è un Hall of Fame, forse uno dei Top 30 di sempre. Ma le prime due partite che si ricordino di lui sono quella dell'emicrania - gara 7 a Detroit nel 1990 - con relativo 2 su 17 dal campo e quella del rifiuto a rientrare in una gara di playoffs contro New York. Phil Jackson aveva scelto Toni Kukoc e non lui per prendere il tiro decisivo (Kukoc segnò).
Opinioni, analisi e i miei libri: il mondo del basket americano visto da me di Claudio Limardi
martedì 16 maggio 2017
lunedì 15 maggio 2017
La difesa di Pachulia su Kawhi Leonard
Quindi qual è la verità su Kawhi Leonard? Sì, perché i suoi playoffs stanno mettendo a dura prova ogni concezione statistica. San Antonio ha vinto (per usare un eufemismo) gara 6 contro Houston senza il suo leader designato. Senza Leonard, gli Spurs sono 8-1. Sulla carta significa che Leonard è la grande superstar che meno incide sulla propria squadra, concetto reale che valorizza la cosiddetta cultura degli Spurs, così solidi da sopravvivere al ritiro di Tim Duncan, all'invecchiamento di Manu Ginobili, alla perdita di Tony Parker e perfino all'assenza di Leonard. Cleveland non potrebbe mai sopportare l'assenza di LeBron o OKC di Russell Westbrook. O Houston di James Harden. Golden State è diversa perché di superstar ne ha addirittira quattro.
domenica 14 maggio 2017
RIP Mario De Sisti, il genio delle difese ingiocabili
La squadra in attacco, la squadra di casa, era la mia squadra. Ma dopo 30 minuti di odissea offensiva ebbi la sensazione netta che il nostro playmaker, Giovanni Diana, fosse sul punto di ordinare alle proprie truppe di deporre le armi. Posare il pallone in terra e stringere la mano all'avversario. Non successe perché non è previsto ma la difesa di Gorizia era troppo ben organizzata, troppo ben eseguita per venirne a capo. Ricordo Billy Mayfield. Tommy LaGarde. Ovviamente Alberto Ardessi che era un attaccante. Ma quella squadra che avrebbe conquistato la A1 era un rebus insormontabile.
giovedì 11 maggio 2017
Tutte le scelte possibili di Gordon Hayward
A differenza dei Toronto Raptors o dei Los Angeles Clippers o dei Chicago Bulls ovvero tutte squadre a metà strada tra la voglia di insistere con il gruppo attuale per prolungare uno status di medio-alto livello e quella di provare a ripartire usando le proprie stelle per accumulare asset (i Bulls) o ripulire il salary cap, gli Utah Jazz hanno idee chiarissime in un'estate tuttavia ricca di incertezze. I Jazz hanno due dei loro tre migliori giocatori in scadenza di contratto e senza restrizioni. Un altro, Derrick Favors, diventa free-agent tra un anno. Diversi giocatori giovani della squadra sono in un limbo. Promettenti ma anche in procinto di monetizzare.
lunedì 8 maggio 2017
L'enigma Butler e il futuro di Wade nell'estate dei Bulls
Il problema dei Chicago Bulls non è tanto decidere se tenere o scambiare Jimmy Butler ma avere un'idea chiara su quale direzione prendere. L'estate scorsa i Bulls passarono dalla rifondazione alla scelta di provare a fare subito qualcosa di importante. Cedettero l'uomo franchigia Derrick Rose e lasciarono andare Joakim Noah, mosse che normalmente segnalano una svolta. Quello era forse il momento giusto per cedere Butler a Boston. Se Kevin Durant avesse scelto i Celtics, Boston sarebbe entrata subito in modalità vinci ora e avrebbero sacrificato tranquillamente almeno una delle scelte di Brooklyn del 2017 e 2018 per confezionare un pacco dono attraente per i Bulls.
venerdì 5 maggio 2017
Indiana non ha scelta: dovrà cedere Paul George
(Aggiornamento) Paul George è stato uno dei grandi protagonisti mancati dell'ultima trade deadline. E il suo futuro resta di grande attualità. George può diventare free-agent nel 2018. In pratica entra nell'ultimo anno di contratto, il periodo in cui si svelano le carte. Essendo stato sull'orlo dello scambio già a febbraio lo è ancora di più adesso. Un tormentone ma molto interessante.
giovedì 4 maggio 2017
mercoledì 3 maggio 2017
Adesso quale futuro attende Chris Paul, Griffin e Lob City?
L'eliminazione dei Clippers significa probabilmente la fine dell'era del Lob City, della squadra il cui tratto caratteristico era l'alley-oop di Chris Paul (preferibilmente) per Blake Griffin e DeAndre Jordan. Questa squadra aveva sulla carta tutto per segnare un'epoca: il miglior point-man degli ultimi dieci anni, due star come Griffin (un anno è stato terzo nella classifica dell'MVP) e Jordan, forse il miglior centro difensivo e il miglior roller della Lega, uno dei più grandi tiratori di questa generazione (JJ Redick), un sesto uomo devastante quale Jamal Crawford e un coach che ha vinto un titolo, giocato due finali, è credibile e con pieni poteri (Doc Rivers).
venerdì 28 aprile 2017
Portland deve continuare con Lillard e McCollum?
Portland è uscita dai playoffs per mano dei Warriors per il secondo anno
di fila e Golden State adesso è per esplicita ammissione di Damian
Lillard un'ossessione. Ma un anno fa i Blazers sembravano una squadra
sulla rampa di lancio. Avevano colto l'attimo eliminando gli
sfortunatissimi Clippers e battuto i Warriors una volta. Quest'anno sono
stati sbattuti fuori 4-0 e gara 4 è stata una carneficina. Dopo sei
minuti i Warriors andavano alla media di 200 punti per 48 minuti! Ed era
il primo turno. I playoffs sono stati centrati sono in volata e la
difesa è stata una delle peggiori della Lega fino all'arrivo da Denver
di Jusuf Nurkic, The Bosnian Beast. Almeno con lui la squadra ha
ottenuto una forza a rimbalzo che Mason Plumlee non poteva dare pur
essendo un discreto centro tecnico e un notevole passatore.
giovedì 27 aprile 2017
Golden Times: così i Warriors hanno convinto Kevin Durant
...Cinque squadre, inclusi i
Thunder, hanno ricevuto udienza da Durant in una villa affittata per
l’occasione negli Hamptons, vicino Manhattan, sull’Oceano, un posto amato dai
newyorkesi ricchi. La decisione l’ha presa la mattina del 4 luglio,
Independence Day, con una telefonata a Bob Myers. Nella ricostruzione postuma
di quanto accaduto, si pensa che i Warriors siano stati efficaci non tanto nel
meeting (al quale si sono presentati anche quattro giocatori, Stephen Curry,
Klay Thompson, Draymond Green e Andre Iguodala che aveva legato con Durant nel
corso delle Olimpiadi di Londra nel 2012) quanto nei giorni successivi quando
hanno continuato a chiamarlo mostrando un interesse genuino.
mercoledì 26 aprile 2017
Ora OKC torna nelle mani di Russell Westbrook
(Aggiornamento dopo i playoffs). Considero Billy Donovan un candidato credibile come allenatore dell'anno perché a dispetto della presenza di Russell Westbrook, i Thunder avevano difetti enormi che di norma nella NBA non riesci a soverchiare: uno starter nella posizione di ala piccola che gioca fuori ruolo ed è offensivamente impresentabile (Andre Roberson è un tiratore inguardabile - va detto anche dopo una serie in cui a tratti ha tirato in modo sorprendent da tre - ed una delle poche guardie della storia NBA su cui puoi efficacemente fare "hacking") per quanto sia difensore da primo o secondo quintetto All-Defense; uno dei roster più giovani della Lega (almeno sei giocatori della rotazione sono Under 25), una panchina da D-League (senza Westbrook OKC non poteva quasi stare in campo e la totale assenza di un point-man credibile contro Houston è stata letale) e la totale assenza di tiro da tre che ha permesso alle avversarie di riempire l'area eliminando il pick and roll Westbrook-Adams. Con una buona difesa, tanto contropiede, le scorribande di Westbrook e il tiro dalla media di Oladipo, una squadra con difetti enormi e facilmente individuabili ha raggiunto i playoffs ed è stata competitiva in quattro gare su cinque. Ha vinto anche 47 partite. Nell'anno in cui hai perso un Kevin Durant fare di più sarebbe stato eroico.
sabato 22 aprile 2017
Stevens vince small: gli aggiustamenti sono il sale dei playoffs
Gli aggiustamenti tra una gara e l'altra sono il sale dei playoffs e anche motivo di discussione perché non sapremo mai quanto un singolo adeguamento abbia cambiato o meno la storia di una serie o una partita. Ad esempio Boston ha vinto gara 3 perché Kevin Garnett ha parlato via video alla squadra, perché Rajon Rondo non ha potuto giocare, perché Jimmy Butler non ha giocato da Butler o perché Brad Stevens a dispetto dei problemi interni della sua squadra ha scelto di giocare small con Gerald Green in quintetto al posto del centro Amir Johnson e Jae Crowder da ala forte nominale?
venerdì 21 aprile 2017
Ecco dove LeBron sta per superare anche Michael Jordan
Mancano appena 225 punti a LeBron James per diventare il primo realizzatore di sempre nella storia dei playoffs. A questo punto è molto probabile che ce la faccia prima del termine di questa stagione. Ha superato Kobe Bryant. Ha superato Kareem Abdul-Jabbarin gara 2 del secondo round e adesso andrà a caccia di Jordan. Il suo posto tra i più grandi di tutti i tempi è certo. Ma ogni giorno assume significati più forti.
giovedì 20 aprile 2017
Ecco perché Houston sta controllando la sfida Westbrook-Harden
Dunque la resa dei conti tra James Harden e Russell Westbrook altrimenti nota come primo turno dei playoffs si sposta a Oklahoma City con i Rockets in controllo netto. Westbrook ha giocato una gara 2 monumentale ma il suo 4/18 dell'ultimo quarto ha fatto notizia quanto la prima tripla doppia della storia dei playoffs confezionata con 51 punti. Come al solito è difficile tracciare una linea: ha preso 18 tiri perché non ha avuto sostegno dai compagni o li ha cancellati? Ha sbagliato Billy Donovan a tenerlo in campo tutto l'ultimo quarto anziché permettergli il consueto riposino a inizio del periodo? E possiamo criticare le scelte di tiro finali quando ripetute volte in questa stagione Westbrook ha vinto per i Thunder giocando il quarto periodo esattamente allo stesso modo?
martedì 18 aprile 2017
Ma chi è questo Bobby Portis?
Ma chi è Bobby Portis, il grande protagonista inatteso della vittoria dei Bulls in gara 1 a Boston? Non è raro che nei playoffs, dove la preparazione è massima, emerga un giocatore poco noto anche se Portis è un secondo anno ed è stato scelto al primo giro nei draft del 2015. Portis piace alla gente di Chicago perché è il classico giocatore tutto energia ed esplosività ma il suo secondo anno non è stato migliore del primo, neppure come spazio a disposizione, pur avendo migliorato notevolmente per percentuali di tiro, dal 42.7% al 48.8%. Infatti con lui i Bulls segnano 110 punti ogni 100 possessi, 10 in più dell'anno scorso.
Mike D'Antoni: anatomia di un coach rivoluzionario (All In One)
All'inizio degli anni '90 quando Mike D'Antoni passò dal campo alla panchina di Milano, il gioco era fisico, tutti utilizzavano due lunghi, l’ala forte era praticamente un centro un po’ più basso e magari un po’ più pericoloso al tiro. Valeva in tutto il mondo. Nel 1999, quindi alla fine del decennio, San Antonio vinse il suo primo titolo NBA con Tim Duncan da ala forte e David Robinson da centro. I Knicks che giocarono la finale, al completo avevano Patrick Ewing da centro e Kurt Thomas o Marcus Camby come ali grandi. In Italia la Virtus di Messina campione d'Europa nel 1998 aveva Savic e Nesterovic e Frosini; nel 2001 vinse tutto con Frosini da 4 e Griffith da 5 più Smodis. Era un altro basket.
domenica 16 aprile 2017
Perché Houston e D'Antoni sono stati un connubio perfetto
Gli Houston Rockets hanno avuto il buon senso di scegliere D'Antoni per estremizzare le loro idee, coincidenti con quelle di Mike. I Knicks lo scelsero perché era un coach di moda. I Lakers perché avevano Steve Nash e una parte del club non voleva riprendersi in casa Phil Jackson. Ma D'Antoni quando è stato chiamato dai Rockets era un allenatore ai margini del mercato. Veniva da una brutta esperienza ai Lakers, aveva 65 anni e il suo ultimo lavoro era stato di assistente allenatore dei Sixers, praticamente un ruolo da saggio esperto. O da consulente dei due Colangelo. La differenza è che i Rockets volevano lui, le sue idee e il suo gioco.
sabato 15 aprile 2017
Primo turno: ecco le previsioni!
Numero 1 contro numero 8
Dovrebbero essere serie scontate ma la storia è un po' differente. Chicago ha battuto Boston due volte in regular season. Il livello di motivazione di Rajon Rondo sarà alle stelle. Dwyane Wade e Rondo hanno vinto in combinazione quattro titoli NBA e giocato sette finali. Un bagaglio di esperienza che i Celtics non hanno. Jimmy Butler potrebbe essere il miglior giocatore della serie, anche migliore di Isaiah Thomas. Non quest'anno ma in assoluto vale di più. I Bulls vengono da una stagione di litigi, divisioni e polemiche. Ma non sono la classica numero 8 del tabellone. E Boston non è la classica numero 1. Il mismatch più grande per me è Brad Stevens contro Fred Hoiberg. Poi le panchine e la solidità organizzativa dei Celtics. Troppo per i Bulls, per questi Bulls anche se mi chiedo cosa potrebbe succedere se Chicago neutralizzasse Thomas nel quarto quarto.
Pronostico: Boston in 5
Dovrebbero essere serie scontate ma la storia è un po' differente. Chicago ha battuto Boston due volte in regular season. Il livello di motivazione di Rajon Rondo sarà alle stelle. Dwyane Wade e Rondo hanno vinto in combinazione quattro titoli NBA e giocato sette finali. Un bagaglio di esperienza che i Celtics non hanno. Jimmy Butler potrebbe essere il miglior giocatore della serie, anche migliore di Isaiah Thomas. Non quest'anno ma in assoluto vale di più. I Bulls vengono da una stagione di litigi, divisioni e polemiche. Ma non sono la classica numero 8 del tabellone. E Boston non è la classica numero 1. Il mismatch più grande per me è Brad Stevens contro Fred Hoiberg. Poi le panchine e la solidità organizzativa dei Celtics. Troppo per i Bulls, per questi Bulls anche se mi chiedo cosa potrebbe succedere se Chicago neutralizzasse Thomas nel quarto quarto.
Pronostico: Boston in 5
venerdì 14 aprile 2017
D'Antoni: quando i Suns erano davvero anni avanti
Nel primo anno di D'Antoni a Phoenix, i Suns vinsero 62 partite ma furono eliminati nei playoffs dai San Antonio Spurs 4-1 giocando con mezzo Joe Johnson che si era rotto un osso sopra l'occhio. Gli Spurs avrebbero eliminato Phoenix tre volte in quattro stagioni, in due di queste tre volte avrebbero poi vinto il titolo. Nel 2006, i Suns di D’Antoni furono battuti da Dallas 4-2. La prima Phoenix aveva Steve Nash nei panni dell'attuale James Harden di Houston (fu due volte MVP), Joe Johnson e Quentin Richardson come esterni. Shawn Marion da ala forte. Amar'e Stoudemire da centro.
giovedì 13 aprile 2017
Eric Gordon e il curioso caso del premio di miglior sesto uomo
Sesto uomo dell'anno: Eric Gordon
Quest'anno i Rockets hanno trasportato il concetto di sesto uomo ad un altro livello. D'Antoni ha trovato una quadratura perfetta quando, rientrato Patrick Beverley dall'infortunio di inizio stagione, ha potuto usare Gordon dalla panchina per assicurarsi punti istantanei anche nei rari minuti di riposo concessi a James Harden (ironicamemte quando giocava a Milano, D'Antoni veniva spremuto fino all'inverosimile e Peterson rispomdeva alla critiche assicurando che gli avrebbe permesso di riposare... d'estate. Adesso D'Antoni fa lo stesso con le sue star che fossero Steve Nash a Phoenix o Harden a Houston).
Quest'anno i Rockets hanno trasportato il concetto di sesto uomo ad un altro livello. D'Antoni ha trovato una quadratura perfetta quando, rientrato Patrick Beverley dall'infortunio di inizio stagione, ha potuto usare Gordon dalla panchina per assicurarsi punti istantanei anche nei rari minuti di riposo concessi a James Harden (ironicamemte quando giocava a Milano, D'Antoni veniva spremuto fino all'inverosimile e Peterson rispomdeva alla critiche assicurando che gli avrebbe permesso di riposare... d'estate. Adesso D'Antoni fa lo stesso con le sue star che fossero Steve Nash a Phoenix o Harden a Houston).
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